Ma se lo schiavo fa questa dichiarazione: “Io amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli; io non voglio andarmene libero”; allora il suo padrone lo farà comparire davanti a Dio , lo farà accostare alla porta o allo stipite; poi il suo padrone gli forerà l’orecchio con una lesina ed egli lo servirà per sempre. (Esodo 21:5-6)

La legge di Mosè prevedeva che se uno comprava uno schiavo, questi, dopo sei anni, doveva avere la possibilità di tornare libero oppure rimanere volontariamente nella casa del suo padrone. In questo caso doveva fare una dichiarazione verbale e avere un orecchio forato.
È facilmente intuibile che il fatto simboleggia anche la relazione tra il credente e il suo Dio, una relazione che nel tempo si evolve e si fonda su un amore vero e inalterabile.

Oggi la fede per molti è intesa come adesione culturale a un pensiero popolare ma filtrato da una potente modernizzazione che dà vita a una religione impalpabile, condivisione di morale e di principi che la rendono filosofia, religione senza Dio, principi senza Scrittura, credenti che non credono, si battono per i valori, si relazionano al loro credo ma non con il Dio vivente e Vero.

Gli uomini hanno bisogno di ideali da difendere per sentirsi coinvolti e protagonisti della storia. Quando l’ideale è quello religioso può verificarsi il rischio che il loro dio diventi un ideale e l’ideale il loro dio.

In questo tempo dove i valori morali sono attaccati come mai prima, dove la Bibbia è considerata anacronistica, lo stesso cristianesimo che viene identificato nella chiesa di tutti che non giudica nessuno ma accetta tutti fa bollire il sangue nelle vene, corro il rischio di battermi per i miei ideali con tutte le mie forze, fino al punto di farmi trascurare e dimenticare che io non servo i miei ideali ma il mio Dio, non amo le mie idee ma amo il mio Signore.

Oggi voglio fermarmi e ricordare a me e a te che dobbiamo ristabilire una priorità massima che è espressa dal più grande comandamento:

Uno degli scribi che li aveva uditi discutere, visto che egli aveva risposto bene, si avvicinò e gli domandò: «Qual è il piú importante di tutti i comandamenti?» Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele: il Signore, nostro Dio, è l’unico Signore : Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua” Marco 12:28-30

Non servire Dio per la paura del giudizio: ciò non Lo glorifica e non è nella sua volontà. Non servirLo neanche per dovere: Dio non è la patria ma è il Padre. Neanche per la ricompensa perché Egli ti ha già donato il massimo, il Suo Figlio.

Queste errate motivazioni sono i pilastri della cattiva religione che spinge a un errato rapporto con Dio perché si fonda su una mancanza di conoscenza dell’Amato Signore.

Osservo cari amici che si considerano integralisti religiosi perdersi in espressioni volgari e ingiuriose, si lasciano trascinare nella guerra degli opposti, passano dal campo di battaglia all’arena del peccato, si scagliano contro satana e poi prendono il suo amaro frutto.
No cari fratelli e amici, questo è un inganno. Non voglio servire chi non conosco! Se ho paura di Lui è perché ignoro il Suo amore per la mia vita; se Lo servo per dovere non conosco i Suoi pensieri: Egli mi ha chiamato a collaborare con Lui; se Lo servo per ricompensa sto ignorando ciò che mi ha dato. Ho bisogno di altro, sento un desiderio nel cuore che si trasforma in un forte sentimento: è amore per il mio Dio. Lo servo per amore, perché Lo amo.

Benché non l’abbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa (1 Pietro 1:8)

Come lo schiavo al settimo anno, ho voglia di gridare forte in questo giorno: io amo il mio Signore!

Sì, mio Dio, in questo mondo che si allontana da Te, che bestemmia il Tuo nome, Ti voglio gridare che Ti amo, lo voglio dichiarare pubblicamente perché sei buono e sei degno.

Unisciti caro/a nel Signore e grida: io amo il mio Signore! Niente e nessuno è più importante di Lui per me. Voglio significare, come quel servo, che gli appartengo: chiedo di forarmi l’orecchio, di mettermi un sigillo di appartenenza, di essere chiaramente riconosciuto come suo discepolo, non per come mi batto ma per come lo amo, non per il mio valore ma per il mio amore.

Accostati a Lui e lasciati forare l’orecchio. La tua carne ferita gioirà perché riceverà il segno di appartenenza. Sarai riconosciuto perché Lo ami.

In questa appassita società si distinguono fiori che sono spuntati per rallegrare il cuore di Dio. Tra questi, ci sei anche tu. Rallegrati, amaLo e risplendi!

Pastore Tino Di Domenico